Scrivo 24 ore prima dell’annuncio del premio Nobel per la pace 2025. Mi sto chiedendo a cosa serva un tale premio. Se un premio per la chimica segnala una scoperta che resta anche senza premio, cosa resta del premio per la pace? Alzi la mano chi si ricorda del premio Nobel per la pace 2024. Forse, ricordiamo di più il premio a Yitzhak Rabin insieme con Shimon Peres e Yasser Arafat, anche senza ricordare l’anno (era il 1994). Significa qualcosa questo ricordo selettivo? Il comitato norvegese dichiara di scegliere in base a ciò che i candidati hanno concretamente realizzato al servizio della pace, evitando figure troppo divisive. Mi chiedo tuttavia cosa voglia dire “concretamente realizzato”, visto che del premio di pace a Yitzhak Rabin di “realmente concreto” ci resta il suo sogno ucciso un anno dopo, il 4 novembre 1995. Quest’anno i candidati sono 338, di cui 244 individui e 94 organizzazioni. Anche se la lista di fatto resta segreta per la durata di cinquanta anni, c’è un candidato di cui si parla più di altri. Al di qua di tutte le altre considerazioni, se di un premio Nobel per la pace ciò che resta di veramente concreto è un sogno, la domanda «Che sogno ha sognato il premiato?» sarà la discriminante tra premio Nobel e premio ig-Nobel.
E mi ricordo di un antico proverbio:
«L’uomo collerico suscita litigi,
il lento all’ira seda le contese». (Proverbi 15,18)
Antonio Pinna (Salmista ad Aristan)
“Al di qua di tutte le altre considerazioni, se di un premio Nobel per la pace ciò che resta di veramente concreto è un sogno, la domanda «Che sogno ha sognato il premiato?». Da Salmo 523 PREMIO NOBEL E IG-NOBEL – Editoriale di Antonio Pinna (Salmista ad Aristan)